Genitore freelance o freelance genitore?
La scelta di diventare mamma è stata fortemente influenzata dalla mia situazione lavorativa.
Sembrerà strano ma è andata proprio così.
Intanto mi presento
Mi chiamo Lara e lavoro nel campo della grafica dal 2001. Ho lavorato in tipografie, agenzie grafiche e perfino in un laboratorio fotografico. In pratica ho assaggiato questo mondo in tutte le sue salse, ho sempre voluto fare pubblicità, fin da piccola (giuro) ma dopo tanti anni sono arrivata ad una conclusione, dovevo dare un taglio netto alla mia vita, lavorativamente parlando.
Non lavoravo più per passione, era diventato un lavoro debilitante e frustrante, eppure io amavo quello che facevo. Ma la vita d’ufficio cominciava a starmi stretta, non sentivo più la creatività come un dono ma come una condanna. Alla fine ho capito che il problema non era il lavoro in se, ma i ritmi e i limiti.
Il taglio netto
Nel 2014 ho detto ufficialmente addio alla mia vita da dipendente, e iniziato la mia vita da persona libera. Schiava delle tasse, si, ma libera da orari standardizzati e regole assurde.
Non so voi ma una delle mie più grandi conquiste è stata proprio eliminare la sveglia del lunedì. Personalmente era una delle cose che mi faceva andare in depressione già il sabato pomeriggio.
Dopo 2 anni di libertà (sempre schiava delle tasse, ma ahimè non si può avere tutto) ho finalmente pensato che nella mia vita tutto stava al posto giusto. Proprio tutto no, ma comunque mi sentivo serena e padrona di me stessa e così ho pensato che sarebbe stato il momento di provare ad avere un bambino. Ho detto provare? Ebbene il provare è bastato, nove mesi dopo sono diventata mamma.
Ho continuato il mio lavoro al computer fino a 2 settimane prima del parto (trovare posizioni comode non è stata cosa da poco), per poi riprendere esattamente 30 giorni dopo, come avevo promesso ai miei clienti.
I primi tempi da genitore freelance
Inizialmente pensavo sarebbe stato semplice, mi ero munita di sdraietta a dondolo posizionata strategicamente accanto al computer. Non so per quale motivo, mio figlio non era per niente d’accordo con questa sistemazione e così come cominciavo a progettare qualcosa, automaticamente partiva l’allarme a sirene spiegate.
Ho avuto qualche attimo di disperazione, perché non sapevo realmente come portare a termine impegni e scadenze, fino a quando ho avuto un’illuminazione: io sono una freelance! Non ho catene, mi basta semplicemente un computer e una connessione internet!
Detto fatto, da buon genitore freelance, ho trasferito la mia postazione di lavoro (iMac da 27 pollici e i centosettordici libri che uso normalmente) a casa di mia suocera, mi sono appropriata della scrivania del mio compagno nella sua cameretta d’infanzia e tutto si è risolto.
Il mio tenore lirico stava con la nonna mentre io sciabattavo con mouse e tastiera. Ad ogni inizio concerto mi alzavo e da grafica videomaker mi trasformavo in biberon umano. I primi 6 mesi da mamma li ho vissuti così lavorando in un posto che non era il mio, ma che lo è diventato.
Non tutti hanno la fortuna che ho avuto io, lo ammetto, ma magari non è il massimo stare tutta la giornata a casa dei suoceri. Sono compromessi! Io facendo così ho conciliato la vita da mamma e la vita da freelance.
Non cambierei neanche una virgola di questa stupenda esperienza.
Il racconto da genitore freelance per oggi termina qui: ci vedremo presto perché c’è molto, molto da raccontare.
Questo è solo l’inizio!