Da una parte è sempre troppo semplice giudicare. Si cerca in ogni modo di trovare spiegazioni e motivazioni alle scelte prese: non conoscere neanche le richieste del committente rende “l’operazione giudizio” molto delicata. Dall’altro lato ci si aspetta di ottenere un risultato almeno funzionale alla scopo, cercando di rimanere calmi e lucidi: le reazioni immediate sono quasi sempre errate.
E attenzione: questa reazione qui non è immediata.
“Sicilia: your happy island” è il nuovo simbolo della Regione, pensato per rilanciare l’Isola nel panorama turistico internazionale.
Il video: scontato, lento, noioso. Un video che sarebbe capace di fare chiunque, anche un ragazzino di 13 anni. Ma davvero, non soffermiamoci su tutto altrimenti l’articolo diventerebbe chilometrico.
Costo: 30.000 Euro. Che se il lavoro fosse fatto bene non sarebbe di certo un problema.
Dopo il nuovo marchio della Reggia di Caserta arriva questo che ha in comune, purtroppo, la stessa incapacità di cogliere il senso dell’operazione.

Tutti (ma davvero tutti) dicono che sia un logo copiato da tantissimi altri marchi turistici ma io mi sento buona e la chiamo piuttosto standardizzazione colposa: buttarsi nella mischia sperando di non fare troppi errori, per non rischiare. Mancanza di ricerca, di studio.
Vuoi fare un logo colorato? Nessun problema ma almeno che si studi una strategia per non ripetere, per non essere ridondanti.
Non dovremmo cercare un errore: in questo caso dovremmo piuttosto cercare una strada per la salvezza
Si parte dal logo in se, per poi passare attraverso l’assenza di valori ed elementi che rendono un’isola meravigliosa e assolutamente unica nel suo genere sottratta dalla sua naturale unicità. Ora è uguale alla Puglia, all’Expo. Si confonde e si mescola.

Perchè il marchio non sarebbe idoneo?
Semplice: non rappresenta il territorio
Manca la ricerca, manca il riferimento specifico all’isola e rimanda a concetti astratti che sì, possono essere applicati a qualunque posto del mondo con gli stessi elementi. Dov’è la specificità?
Esistono tantissimi loghi simili a questo: il risutato è perdersi nel mare della comunicazione standardizzata. Ma sembra che i colori del logo significhino questo: la Sicilia sarebbe
Gialla come il sole, blu come le sue acque profonde, arancione come i suoi agrumi, verde come il suo territorio, azzurra come il cielo, rossa come il fuoco
Questa è la Sicilia? Ma dov’è, con precisione? Non serve ovviamente riprendere per forza (tanto per fare un esempio) il simbolo della trinacria ma oltre alla mancanza dello sguardo al passato manca l’intenzione di guardare al futuro.
Il logo è totalmente scollegato dalla Sicilia.
Il passato dovrebbe essere ricodificato per poter vivere nel presente e guardare al futuro con gioia. E la gioia non deve solamente essere scritta in un payoff, deve essere percepita. Anche Arlecchino esprimeva tanta gioia con i suoi colori ma non vuol dire che sia quello l’unico modo.

IL FONT e la sensazione di blocco e staticità
Il logo appare un lavoro sul tracking di un font sans serif che a questo punto rimane il mistero più grande: ma come ha mai potuto il designer posizionarli in quel modo?
Invece di invitare, blocca: le 3 “i” diventano muri invalicabili accompagnati dall’incontro della “L” e della “i” che sembra una specie di doppio muro, praticamente zona militare. La “S” e la “C” non riescono da sole a restituire il “benvenuto visivo” nella percezione, fungono piuttosto da elementi separati, come fossero in quarantena durante il covid. Ecco, se l’intenzione era rappresentare due persone chiuse in casa -causa coronavirus- allora avrebbe un senso.

Il problema è proprio che la morfologia della parola “sicilia” non si presta ad un lavoro del genere. Ma mettiamo il caso che questa fosse stata la richiesta del committente: il font sarebbe dovuto essere un altro, forse addirittura un serif moderno avrebbe caratterizzato di più la composizione o, per lo meno, la posizione degli elementi avrebbe dovuto superare questo limite naturale.
Ma no, tutti in riga come soldatini, chi con trasparenza e chi no. La A finale è probabilmente il generale che sta facendo marciare tutto, visto che è l’unica degna di un colore pieno. Ah no, se osserviamo bene si perde solo l’angolino della sovrapposizione.
L’effetto sovrastampa che farà impazzire tipografi, serigrafi. Come e dove sarà posizionato? Abbiamo preso in considerazione che non sarà leggibile in ogni contesto?
E la versione in B/N perderà, quindi. ogni riferimento alla Regione? Ovvio, si legge SICIUA e, a meno che non sia un easter egg (magari un’espressione tipica siciliana), siamo davvero arrivati alla fine del tunnel.
E le riduzioni? Accozzaglie di font e colori? Si, come un mini gelato tipico Siciliano. Oppure un buon mini piatto di pasta con gamberi e finocchietto.
La Sicilia è una regione meravigliosa
È una regione che merita di essere rappresentata diversamente: vive soprattutto di turismo e per questo sottovalutare la comunicazione è ancora più grave.
Sono stata in Sicilia 3 volte e ogni volta rimanevo stupita dagli usi e costumi, dalle abitudini, dall’accento e il modo di esprimersi della gente del posto.
L’accoglienza incredibile, il cibo tipico, l’aria fresca (sempre ventilata) che respiravo, le zone popolari in cui parli con tutti, l’architettura con sfondi da cartolina, la sensazione di libertà che avevo addosso oltre alla salsedine. E quindi le spiagge trasparenti, l’acqua freddissima. Il pesce appena pescato ogni giorno. I pescatori che tornavano con i gabbiani tutti intorno, gli odori. Insomma potrei continuare all’infinito.
Ma no, la Sicilia sono arance, mare, cielo, terra, natura, sole. Praticamente come tutte le altre regioni, più o meno. Wow.
I designer sono stufi, tutti
Ne hanno veramente abbastanza di queste leggerezze: ci sono davvero tanti bravi professionisti in italia e ne conosco altrettanti in Sicilia.
Sono dell’idea che soprattutto per la grafica dedicata al turismo bisognerebbe pretendere l’eccellenza: siamo o no la patria del design? E per la miseria, non si può inciampare ogni volta dinanzi a quei marchi che dovrebbero trasudare tecnica, bellezza, armonia, italianità, fierezza, attaccamento al territorio, accoglienza, novità, avanguardia.
Cribbio, questi marchi ci rappresentano nel mondo, questi marchi dovrebbero vendere, dovrebbero far venir voglia di visitare le nostre bellezze italiane.
Possibile che una regione fallisca miseramente un progetto del genere? Eppure basterebbe considerare la possibilità di coinvolgere i migliori e non scegliere a caso. Qualcuno che ami la propria terra al punto di mostrarla al mondo al meglio possibile. Com’è che non ci arrivano? Cosa accade nelle teste di chi ha in mano i fondi dedicati alla comunicazione?
Viene da pensare che per l’amministrazione, i marchi sono solo “cosi per cosare cose“, è solo uno mero spostamento di denaro poco importante.
Del tutto inutile arrabbiarsi con l’agenzia (che non nomino): sono le Regioni che sbagliano, che parlano di sviluppo solo a parole.
EDIT: l’immagine di copertina dell’articolo è stata fatta appositamente per riderci un po’ su, non è assolutamente parte del progetto ufficiale del marchio Sicilia.