Alphabet era soltanto l’inizio: in data 1 settembre 2015 è stata svelata la nuova identità grafica del motore di ricerca più famoso al mondo, Google.
La creazione di Alphabet, mother-brand nata con il compito di unire tutte le diverse società createsi proprio intorno al nome Google, non ha soltanto determinato un cambio ai vertici di quest’ultimo, ma ne ha anche ridimensionato e in un certo senso specializzato le competenze, dato che unirà da ora in poi soltanto le società relative al “contesto internet”.
I cambiamenti introdotti da Alphabet, di larghe prospettive e dagli ancora più ambiziosi fini, che secondo Larry Page non avrebbero dovuto coinvolgere sensibilmente la fruizione del sito più celebre al mondo, hanno però trovato forma in quello che è il nuovo logotipo Google, nella sua nuova grafica coordinata e nel nuovo sistema a comando vocale che l’azienda rilascerà prossimamente.
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Il nuovo logo
Il nuovo marchio, apparso improvvisamente sugli schermi di tutto il mondo, aveva tuttavia già fatto un celato cameo proprio all’interno del titolo “G is for Google”, dato all’articolo di presentazione di Alphabet: viene quindi, col senno di poi, dato ragione a chi da quell’immagine aveva sospettato un incombente rebranding di Google, tale da renderlo più visivamente vicino alla nuova società madre; i cambiamenti attuati sono stati inoltre giustificati come una forte volontà di adattarsi a tutte le piattaforme esistenti, per avere Google sempre al proprio servizio.
Il logotipo Google 2015 ha definitivamente abbandonato il font Catull, che lo ha caratterizzato sin dal 1999, per utilizzare una una versione Bold della stessa tipografia componente il marchio Alphabet e che in futuro sicuramente sarà typeface comune a entrambe le società.
I nuovi font di nome “Product Sans”, rigorosamente sans-serif e in completo contrasto col precedente carattere graziato, risultano fortemente geometrici – ciò è parecchio visibile nel nuovo logo Google, composto sostanzialmente da una serie di 5 circonferenze – e ampiamente ottimizzati per la lettura nei nuovi contesti digitali.
Fortemente d’impatto la scelta attuata sulla “G” iniziale, semplificata il più possibile a livello di disegno, che diventerà perfino – in una forma quasi “black” del carattere, divisa in quattro settori colorati e posta su campo circolare bianco – favicon del sito, andando a sostituire la “g” minuscola usata negli ultimi anni: è probabilmente questa la differenza più sostanziale rispetto i canoni già utilizzati per Alphabet, che ha invece optato per un’icona quadrata con iniziale bianca (come nel caso anche di Google +).
In ultimo vengono mantenute sia l’utilizzo della “e” inclinata (comune a loghi come Heineken e allusivo a una persona sorridente dalla bocca spalancata), sia la precedente alternanza cromatica fra i caratteri, nonostante tutti i colori – a eccezione dell’azzurro – siano stati resi più saturi.
Un universo a 4 colori
Particolare attenzione è stata fatta nel distillare l’essenza del nuovo design di Google attraverso l’utilizzo dei colori da cui è stato generato: per questo motivo, con un’importanza paragonabile a quella dello stesso logo e della favicon, sono stati creati quattro punti colorati che vogliono rappresentare una versione dinamica del marchio, capace di esprimere attraverso animazioni differenti le diverse reazioni del programma: ascoltare, pensare, capire, confermare, rispondere. Le animazioni dei quattro punti danno forma inoltre a tutte le coloratissime icone di cui disporrà il sistema Google, oltre che ai suoi stessi loghi.
Un cambiamento epocale
Il nuovo logo di Google genera come uno spartiacque fra una vecchia e una nuova era del sito: un cambiamento così sostanziale all’interno della Brand Identity di Google non si vedeva infatti dal triennio 1997-8-9, quando il neonato motore di ricerca aveva cambiato tre loghi in tre anni, avendo sostituito al primo e improvvisato marchio un lettering in Baskerville Bold e poi quello in Catull, passato alla storia.
(Per le immagini e alcune informazioni, si ringraziano i siti brandemia.org e underconsideration.com)
ioCommento
Quando mi sono trovato davanti per la prima volta alla notizia su un fantomatico nuovo logo di Google, l’ho giudicata d’istinto non attendibile: per quanto fosse consciamente plausibile un redesign di questa portata, data l’aria di cambiamento portata da Alphabet, mi risultava quasi inconcepibile dire addio a un logo che ci ha accompagnato per un ventennio e diventato un’icona alla pari della mela di Apple o della scritta Coca-Cola.
Scoprire la scomparsa del leggendario Catull, sostituito da un sans-serif molto freddo e geometrico – di un tipo sorprendentemente simile a quello da me criticato nel mio precedente articolo sulla Pasta Agnesi – non mi aveva in un primo tempo lasciato una buona sensazione; questo mio parere è tuttavia mutato una volta che sono stato coinvolto emotivamente all’interno della visione prospettica dataci del futuro di Google e, conseguentemente, di Aphabet.
Anche se il nuovo marchio del motore di ricerca, per quanto giocoso e colorato, non riesce a mio avviso a raggiungere l’espressività del suo predecessore, risulta perfettamente coerente con la creazione di Alphabet e con le necessità dettate dal riposizionamento di Google e dalla stessa anima dell’azienda, oppostasi dalla nascita a qualsiasi tipo di immobilismo, anche visivo. Questi cambiamenti ci insegnano come anche uno dei più famosi marchi esistenti possa osare a una drastica evoluzione della propria identità visiva e ambire, differentemente da quanto accaduto nel 1985 con il marchio “Coke”, a trarne considerevole fortuna.
Il cambiamento a cui abbiamo appena assistito non trova secondo me pari nell’ultimo ventennio di brand design e fa decisamente impallidire – e quasi ridicolizza – le “evoluzioni” assunte nel 2013 dai marchi dei principali competitor Bing e Yahoo (con particolare menzione di quest’ultimo che, dopo aver proposto agli utenti una scelta fra 29 loghi differenti, uno meno convincente dell’altro, ne aveva infine presentato ufficialmente un trentesimo, rimasto comunque indigesto ai più).
In conclusione, Google con il suo nuovo logo ha ufficialmente aperto le danze di quello che sarà l’avvenire del sito più celebre di tutti i tempi e di una società che, nonostante il ridimensionamento, troverà nella sua nuova specializzazione nuova linfa vitale per affacciarsi alle moderne esigenze dei suoi utenti, con lo scopo di affiancarli come un assistente sempre presente e sempre d’aiuto.
Mi spiace che Google abbia seguito questa “moda” del rebrand in sans-serif. Certo, svecchia molto la scritta rendendola più dinamica e moderna, però in primo acchito non riuscivo a capire il perchè dell’abbandono del tanto amato carattere con le grazie (già svecchiato con eleganza nel 2013) ma le animazioni legate al microfono, i 4 puntini, l’assistenza vocale, eccetera mi hanno fatto capire che la motivazione c’è: stanno ampliando i servizi e gli orizzonti e per essere riconoscibili ovunque anche da chi non ha un occhio attento stanno cercando probabilmente di semplificare il brand, cosa che quella scritta riesce a fare e mi sa che quei 4 puntini appariranno sempre più spesso.
Sto parlando dei progetti di Google per auto, telefonia mobile (come sistema operativo e come operatore), i chromebook, la domotica, …
Questo è il mio parere, almeno 🙂 Bello l’articolo e il commento! Ahrrrrr!
Ma sai, non credo abbia seguito una moda!
Il material design parte da Google, gli altri lo han seguito! Il rebrand si rendeva del tutto necessario quindi! Se una moda esiste, parte da qui!
Vero, ma per semplificare all’osso il discorso: il material design prevede il piatto, non il logo in sans serif e il loro logo era già piatto.
Comunque siamo d’accordo, se non erro fu GMail nel 2012-13 a lanciare i pulsantoni di login piatti e poi il resto dell’interfaccia… da qualche anno è il webdesign di Google che fa la tendenza 😀
Quindi quel che contesti è la scelta del san serif?
In un mondo fatto per cellulari palmari piccoli schermi, app e icone, in un mondo di sovraesposizione all’immagine, tutti si adeguano alla maggiore semplificazione visiva e Google ha fatto male ad usare un Sans Serif? Io la trovo una scelta quasi obbligata per loro più che per altri! IMHO