Dopo il rebranding di Renault, anche la Mini, icona dagli anni ’60 dell’industria automobilistica inglese e ora di proprietà del gruppo BMW, ha deciso di cambiare volto rinnovando la propria identità grafica.
Il cambiamento è totalmente incentrato sulla nuova filosofia – e qui il gioco di parole è voluto – del “MINImalism“, atto a riportare alla memoria la sua grande tradizione e la semplicità dei suoi autoveicoli che, anche a seguito delle innovazioni e dell’aggiunta di tecnologie e moderni sistemi di sicurezza, hanno mantenuto iconicità, qualità e affidabilità.
Il cambiamento principale coinvolge direttamente il marchio che, abbandonati gli effetti tridimensionali e le cromature, è stato semplicemente ridotto all’osso, nella sua forma più sintetica possibile, monocromatica e bidimensionale.
A completare il redesign, è stata introdotta anche una nuova typeface denominata “Mini Serif“, basata sul font Catalog, dei tipografi Mika Mischler e Nik Thoenen.
Risulta evidente la motivazione che ha portato Mini ad abbandonare la vecchia immagine coordinata (un esempio a lato), più colorata e giocosa, per assumere una linea austera come quella appena presentata: comunicare ad un pubblico più Premium, che possa apprezzare il buon design e che si possa sentire sedotto da questa espressione minimalista.
(Per le immagini e alcune informazioni, si ringraziano i siti brandemia.org e underconsideration.com)
ioCommento
Nonostante un cambiamento fortissimo da parte di una delle più famose industrie automobilistiche mondiali, il materiale disponibile a illustrarlo è ancora davvero poco.
Anche se alcuni designer hanno etichettato velocemente il tutto come “poco interessante”, ritengo si debba fare particolare attenzione al momento in cui questo rebranding è stato operato: quando quasi tutto il settore automotive si è già omologato ad un redesign dei propri marchi in versione cromata e tridimensionale; la nuova identità di Mini si pone quindi come un’importante ma azzardata controtendenza, le cui declinazioni e governance future ne determineranno o meno il successo.
Non lo so, applicato a un qualsiasi altro settore questo cambiamento al minimal flat avrebbe sicuramente portato un tocco di moderno ma i loghi delle auto sono sempre stati stemmi più o meno 3D/metallici che tuttora non hanno nulla di vecchio (vedi anche una semplice OPEL).
Potrebbe rivelarsi una scelta interessante qualora sulle loro auto il logo non fosse in rilievo ma serigrafato sulla carrozzeria mantenendo così l’effetto piatto e l’annullamento di ogni ombra.
Non mi convince. No.
Essere un marchio minimal non significa che non possa essere riprodotto in metallo!
Credo che possa rendere molto bene.
No no, siamo d’accordo, sicuramente possono farlo in metallo, in cartapesta, in gnocchi o in marmo 🙂 però vorrei vedere l’effetto finale del logo su un’auto perchè a me immaginarlo lascia un po’ “Meh.”
Vedremo le varie applicazioni, ad esempio sugli stemmi auto, sarà molto interessante credo!
Sono della stessa opinione: non disdegnerei un marchio laccato in bianco o nero, anche se in rilievo.