Hai mai pensato che il tipo di font che scegli può influenzare ciò che dici e come viene percepito da chi lo legge? Cosa lega psicologia e font? Sono stati portati avanti nel corso degli anni, diversi studi sul modo in cui i colori che vediamo attiverebbero alcune zone della nostra percezione associate a emozioni diverse a seconda del tipo di frequenza cromatica a cui ci troviamo di fronte.
La Psicologia dietro la scelta dei Font
Quello che ancora non è stato portato sufficientemente alla luce è che una risposta simile da parte del nostro cervello viene ottenuta anche con caratteri e font. Allora approfondiamo il rapporto fra psicologia e font.
Stabilità, oggettività e potere, oppure tradizione, fiducia, rispetto: il modo in cui scriviamo qualcosa può evocare dentro chi la legge un preciso quadro di percezioni e fare in modo che il nostro messaggio venga inserito dentro un preciso contesto, un background emotivo che trascina e cattura il lettore all’interno delle maglie del messaggio di cui sta inconsapevolmente subendo l’influenza.

Come riconoscere queste tecniche quando vengono utilizzate su di noi?
Quando si fanno vettori dei nostri acquisti?
Può un font manipolare la percezione che abbiamo di un brand e indurci ad esserne attratti?
Proviamo a fare degli esempi:

Ci vengono trasmesse Innovazione, Modernità, Eleganza. Ma cosa succederebbe se Apple scrivesse le sue pubblicità con un font diverso?

Basta scrivere in Comic Sans e tutta la magia del contesto precedente si diluisce in una pozzanghera di grottesco e sembra quasi stridere con l’intera filosofia Apple che fino ad oggi ci è stata trasmessa.
Andiamo avanti con un altro marchio noto:

Ma cosa succede se cambiamo il font?

Infantile, simpatico, il tono di voce che assume ci esclude dal pubblico a cui si rivolge, d’un tratto cessiamo di essere suoi interlocutori, a meno che non siamo genitori e stiamo pensando di comprare vestiti per i nostri figli.
E la cucina più amata dagli italiani?

Diventa il set di una salone western senza cambiare nemmeno una sedia.

Un font si sceglie il suo pubblico e lo tira dentro gli spalti del suo spettacolo, mette in scena un messaggio e ci assegna un ruolo attraverso cui fruirlo, ci acchiappa e ci mette dentro un intreccio sportivo, o dentro una fiaba, dentro una sfida, e ci fornisce gli strumenti attraverso cui muoverci al loro interno.
È il significante che definisce il retroterra dei significati entro cui il messaggio può generarsi, la chiave che apre le possibili letture del testo, entro e non oltre le quali esso può essere concepito, cuce il bordo del reticolo di senso entro cui si diffonde e lo fa con una tale precisione che non lascia spazio a nessuna ambiguità, recide i confini in modo tale da non poter essere equivocato e per la semplicità con cui lo fa è uno dei mezzi più potenti con cui possiamo comunicare qualcosa.
Julian Hansen, un Graphic Designer danese, ha provato a incasellare regole ed emozioni dentro una sorta di guida grafica, con questo risultato (clicca sull’immagine per una versione più grande):
The best font choices are ones where the readers do not notice the font.
But the message.