E in principio fu il social, ed infine venne l’Oculus: il device di Facebook per la realtà aumentata.
2016 anno di sviluppi e fremiti. Al CES di Las Vegas il buon Mr Z è stato chiaro: la parola d’ordine è diversificare. E l’ha fatto annunciando che la realtà aumentata sarà lo sviluppo delle prossime piattaforme informatiche.
Ok, ok, alzi la mano chi non ha idea di cosa cazpiterina stiamo parlando. Sì, il signore coi baffi in fondo alla sala, come dice? “Ma cos’è questa realtà aumentata, già sono aumentati i peperoni… ora pure la realtà?” Ma noooo, stia tranquillo… “Aumentata” vuol dire che alla normale percezione della realtà (così come ci arriva grazie ai nostri cinque sensi) si aggiungono altri dati forniti dai device che utilizziamo tutti i giorni per far di tutto, ad esempio ai nostri smartphone. A questo punto qualche esempio sarà gradito dal nostro simpatico baffone in fondo alla sala: immaginiamo di essere in auto, non sei così pratico del tuo mezzo e ad un certo punto si accende una spia rossa! Uff… ora devo portarla dal meccanico! Ma prima cosa posso fare? Con la camera dello smartphone inquadro il cruscotto con la spia accesa e tramite l’applicazione dedicata in un attimo vengono caricate a video tutte le informazioni che ti occorrono su quella spia. Se fosse una cosa di poco conto, da poter risolvere da soli, ci sarebbero i video-tutorial disponibili, se fosse necessario l’aiuto dell’officina di zona, l’app darebbe i riferimenti necessari per raggiungerla.
E gli occhiali da saldatore, in tutto ciò, cosa mi rappresentano? Questo lo comprende anche il nostro simpatico baffone in fondo alla sala: poter avere tutti i dati ambientali davanti agli occhi e in tempo reale. Un esempio semplice, immaginate di trovarvi in un’area archeologica, vi muovete fra i resti di edifici storici ormai scomparsi e irriconoscibili, basterà indossare gli occhiali, ed avere in tasca il vostro smartphone, per vedere ricostruiti, sui reperti esistenti, gli edifici com’erano un tempo. Fantascienza? In tempo breve forse è prematuro parlarne, ma mai dire mai…