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Betav. 2.5
Paolo Iammarino
venerdì, 23 Ottobre 2015 / Pubblicato il Comunicazione e pubblicità, Creative ADV

Spot: c'era una volta il prodotto

Articolo semiserio su come il mondo della pubblicità ha ormai ingurgitato tutti nessuno escluso a suon di spot e slogan. Come dici? Tu sei libero e non ti fai condizionare dalla sbrodazza di spot e jingle che ci viene propinata tutti i giorni? Dici? E allora se ti dico “impossible is…” perché hai risposto “…nothing“? Oppure se ti dico “tutto intorno…” mi rispondi “…a te“? Sei preveggente? Leggi il futuro? I fondi di caffè?
Naaahhhh… sei semplicemente inondato di messaggi e slogan come i comuni mortali. Da bravi pirati freghiamocen… tralasciamo per un attimo etica e discorsi filosofici a riguardo, e parliamo di cose meno serie anche perché sennò mi tocca trovare un’altra apertura e modificare la frase “articolo semiserio”. Altrimenti non vale e come pirata mi toccherà lustrare il ponte con lo spazzolino per punizione. Pensandoci però posso usare il detersivo “Lustraben”, che con “Lustraben” la “tua nave torna come nuova. Arr!” Lo dice sempre anche il nostro capitano!
Iniziamo con questo articolo ad analizzare reclàme a partire dall’inizio degli anni ’60 in poi. Preparate i pop-corn!
 
1960 circa: “E mò? Moplen!”
Ehi! Se conosci questa frase sei più vintage di quanto vuoi ammettere! È il 1960, l’Italia è in pieno boom economico e industriale. Comprare un forno da cucina costava circa ventotto mila lire. E tv e plastica iniziano ad invadere e cambiare le nostre vite. Un Gino Bramieri in forma smagliante decanta la bellezza (sigh!) della plastica, lanciando lo slogan “ma signora guardi ben che sia fatto di moplen!”. A riprova del fatto di quanto la pubblicità invada le nostre vite buona parte delle casalinghe (compresa la mamma di chi vi scrive!) se in un dialogo veniva posta la domanda “e mò?”, rispondevano “moplen!”.

 
 
1966: Caffè Paulista
“Ehi! Dopo Carosello tutti a dormire!” Provate a dire oggi a un dodicenne oggi una cosa del genere, rischiate di beccarvi un “vaffa” formato famiglia da farvelo ricordare fino alle prossime olimpiadi. Eppure prima era così, c’era la prima serata, poi il carosello, dopo di che le trasmissioni finivano. E in questo spot, realizzato in una stop-motion tutta italiana, vediamo come i pubblicitari iniziano maleficamente a capire che se si vuole vendere un prodotto bisogna far leva sui più piccoli creando corti a lieto fine nei quali il cow boy protagonista liberava la bella tenuta prigioniera da “cattivissimi” fogli arrotolati a cono e con occhi strabuzzati realizzati con palline da ping-pong. E come dicono a Bolzano: “Drìmuorches rodite er fegato…”.

 
1969: La Linea
Da bravi fanatici, immaginedipendenti, abusatori, alcolizzati, sniffatori di immagini non potevamo non citare uno dei personaggi che hanno popolato l’immaginario collettivo di più di una generazione: la “Linea” di Osvaldo Cavandoli. Proposta per alcuni “caroselli” alla tivvì di stato, viene subito notata ed adottata da una importante ditta italiana per i propri spot. Con gli anni è rimasto celebre il personaggio più del prodotto stesso che rappresentava, da lì una serie di corti animati basati sul concetto iniziale del personaggio che vive le proprie dis-avventure su una infinita linea blaterando una lingua incomprensibile. Picchi di genialità senza mai scadere nel cattivo gusto. (NB: il link in basso dovrebbe essere il primo episodio trasmesso!)

 
Ovviamente questi sono solo tre dei tanti spot che caratterizzarono quegli anni. Nel prossimo articolo faremo a brandelli altri 3 “reclàme” di tre periodi diversi. Se vi piace, #sapevatelo! sennò, in pasto agli squali!
 
Arr… ivederci alla prossima puntata!

Taggato in: advertising, anno 1960, anno 1966, anno 1969, caffè paulista, gino bramieri, linea, osvaldo cavandoli, pubblicità, spot, vintage

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