Dicembre 2014. Zuckerberg rispondeva così alla possibilità di introdurre il tasto dislike.
Qualcuno ha chiesto di potere avere un tasto “Non mi piace” perché vuole avere la possibilità di dire “Questa cosa non va bene”. Pensiamo che una simile soluzione non sia buona per nessuno, quindi non introdurremo un tasto “Non mi piace”. Non penso che ci debba essere un meccanismo di voto per stabilire se un determinato post sia valido o scadente.
Pare che invece in questi giorni il suo pensiero sia cambiato: vuoi per qualche strategia, vuoi per venire incontro alla gente, durante una sessione di domande e risposte organizzata al quartier generale del gruppo a Menlo Park (California), Zuckerberg ha spiegato che
le persone hanno chiesto il bottone ‘non mi piace’ per molti anni”. Facebook ha “finalmente deciso di ascoltarvi e stiamo lavorando su questo e vi presenteremo qualcosa che risponda alle esigenze di una comunità più grande.
Siamo di fronte ad una svolta? Sembrerebbe di si. Ho detto “sembrerebbe” perché in realtà il punto della questione è che dare la possibilità di dare un giudizio negativo alla gente possa mandare all’aria migliaia di sponsorizzazioni. Pensate quanta gente paga ogni giorno per farsi pubblicità: non ha senso inserire un tasto dislike se lo scopo di Zucky è guadagnare. Non è una buona strategia per nessuno.
In realtà, sempre secondo Zucky, il tasto “non mi piace” potrebbe aiutare le persone ad esprimere meglio la loro empatia relativa a quello che succede su Facebook. Secondo le direttive del CEO, il pulsante “dislike” non dovrà comparire per ogni post, ma solo per alcuni. Potrebbe essere un modo per esprimere solidarietà o disappunto a qualcosa di triste, come un lutto, un incidente e robe simili.
Quindi che vuol dire? Specchio per le allodole?
Molto probabilmente il tasto “non mi piace” potrebbe comparire solo in determinate scelte dell’opzione “mi sento…”. Questo perché secondo Zuckerberg
gli utenti di Facebook non vogliono dare pareri negativi ai post altrui, ma solo esprimere sostegno quando qualcuno condivide qualcosa di triste.
Ecco, è proprio quello che pensate. Non mettetevi in testa di poter mettere dislike ad un politico. Non potrete “nonmipiacere” neanche la partita truccata della sera prima o quella pubblicità stupida che vi appare ogni volta che andate in home. Non potete “nonmipiacere” tutto quello che vi pare ma solo determinati post, in modalità che ci sono ancora sconosciute.
Gli algoritmi di Facebook sono più influenti del giudizio della gente.
Mark ha tentato di spiegare che il motivo principale di questa scelta non riguarda il business bensì un reale pericolo per il mondo, qualcosa che potrebbe diventare “forza malvagia”. E qui qualsiasi lettore si scaglierebbe contro di lui: è chiaro che il motivo principale sia il business ma pensateci un attimo: cosa significherebbe mettere in mano agli utenti il tasto DISLIKE? Pensateci.
Si arriverebbe al disagio. Chissà quante volte vi sarà capitato di notare la quantità di gente “stressata” che riempie Facebook di commenti al vetriolo e di post sull’invidia e sulle malelingue. Pensate cosa significherebbe dare la possibilità all’utente medio di mettere dislike a Belen Rodriguez! A parte gli scherzi credo, mio malgrado, che Mark non abbia tutti i torti: gli utenti non sarebbero pronti ad esprimere liberamente il proprio giudizio senza inondare il web di negatività. La libertà d’espressione è assolutamente importante ma pensare che molta gente possa, ad esempio, dare un’opinione negativa sotto il link di un articolo senza leggere nemmeno di cosa si tratti mi inorridisce. Magari solo perché scritto da un giornalista poco amato, metterebbero dislike a prescindere.
Il dislike non sarebbe come il like. Il like è come per dire “wow”, “bello”, “sono d’accordo” e il solo non farlo potrebbe bastare: meno like, meno gradimento. Il dislike è questo, c’è già. E poi ci sono i commenti non dimentichiamocelo.
Rompipalle digitali: se pensavate di poter “nonmipiacere” il web intero vi siete sbagliati di grosso!
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