Copiare… sognare, forse…
Citando Shakespeare sono passibile di plagio nel copiare l’artista inglese o la mia è una forma di omaggio allo stesso visto che non so che cavolo di titolo mettere a questo articolo? Una cosa simile, un “tantino” più in grande, è quanto capitato all’inossidabile Roger Waters. Si, avete capito bene, “quel” Roger Waters, che il 2 giugno scorso pubblica il suo quinto album da solista. Un album che sicuramente merita un posto nella storia della musica per due motivi. A noi, in quanto pirati, interessa il secondo motivo per cui entrerà nella storia: l’accusa di plagio mossa dall’artista siciliano Emilio Isgrò, celebre in tutto il mondo per le sue “cancellature”.
Chi è Emilio Isgrò
Muovendo i primi passi artistici dalla Sicilia, Isgrò si fa strada cancellando: cancella enciplopedie, libri, mappamondi, un ritratto di Alessandro Manzoni. Un sacco di roba, un sacco di gomme da cancellare. Il concetto è geniale nella sua semplicità: togliere da un testo il “di più” che lo sommerge, ripulendo tutti gli orpelli e le parti aggiuntive arrivando alla radice profonda insita in esso. Più o meno il percorso artistico compiuto da Michelangelo quando scolpiva la Pietà Rondanini: secondo il grande artista la scultura era insita nella pietra, lui scavava “solo” il di più.
Come ti scopiazzo cancello l’opera
Ma veniamo ai giorni nostri; Roger Waters utilizza per il suo nuovo album da solista lo stesso sistema delle “cancellature” per tirar fuori solo il nome dell’album. E il “nostro” Isgrò lo accusa di copiare le sue opere.

A sinistra l’album “incriminato”, a destra un’opera di Isgrò. Che ne pensate?
Da qui le ipotesi possono essere diverse:
1) “io so Roger Waters e faccio quello che me pare, tiè, tanto chi se lo fila sto siculo?” (Ebbene sì, Waters parla romanesco, embè?)
2) Roger Waters fa un libero e sincero omaggio all’artista, d’altronde Marcel Duchamp non aveva fatto i baffi alla Monnalisa? Eppure Leonardo mica gli ha fatto causa! (e vorrei vedè!)
In ogni caso Isgrò non se la prende tanto bene, inizia la bagarre a giugno in un tira e molla a colpi di carta bollata e tribunali. Alla fine Isgrò ha la meglio, gli album venduti ora li hai venduti, ma ora fai il bravo e gli altri li ritiri dal commercio. Nonostante un parere ufficiale e autorevole come quello di Vittorio Sgarbi a favore della copertina copiona.
Voi che ne pensate? È una citazione non voluta? Un omaggio all’artista? Una scopiazzatura degna del peggior bancarellaro di Porta Portese? Un tentativo, seppur a ragione, da parte di Isgrò di ottenere un po’ di pubblicità gratuita?
Ditecevecevelo!
Aggiornamento: e se prima eravamo in due a cancellare robe, adesso siamo in tre…
E non fai in tempo a pubblicare un articolo e a andartene al mare che subito escono fuori robe…
Facciamo un passo indietro. Corre l’anno 1924, l’Europa è un fermento artistico continuo, e nella neutrale Svizzera nasce un movimento artistico: il “dadaismo” che porterà scompiglio in diversi salotti benpensanti. Esponente di spicco, un giovane dal nome inpronunciabile, Emmanuel Rudzitsky, che per non far venire paresi agli amici si fa chiamare presto Man Ray, inizia a far parlare di se con opere fotografiche e pittoriche atte a sovvertire, sbeffeggiare e distruggere i canoni artistici in uso. E cosa c’è di più dissacrante di un’opera se non la cancellazione stessa dell’opera? Nasce il “poema ottico”. Per quanto siano concetti diversi, Man Ray voleva dissacrare distruggendo, Isgrò “scolpire” la parola eliminando il superfluo: ma chi ha copiato chi?

Poema Ottico, Man Ray, 1924
Qui un approfondimento sul Dadaismo per chi fosse interessato.
Che ne dite?