L’hanno già ribattezzato Supreme – LEGAL FAKE.
Il marchio “Supreme” è esploso in Italia grazie ad una crescente moda che gravita attorno al mondo hip hop, aiutata non poco dal fatto che sembra essere diventata la seconda pelle di Fedez.
Si perché a vedere i social di Fedez ci si rende conto che il suo guardaroba ormai è quasi interamente formato da capi del brand “Supreme”.
Ma per spiegare meglio com’è la faccenda bisognerà tornare indietro nel tempo.
“Supreme” nasce nel 1994 a New York (Manhattan), fondato da James Jebbia.
Riscuote subito un enorme successo ma esplode nel 2000, quando diventa un successo mondiale.
Per ammissione dello stesso Jebbia , il logo ha voluto omaggiare i poster di Barbara Kruger (che in seguito ha espresso il suo parere non molto favorevole alla cosa).
Sta di fatto che questo è uno dei motivi per cui il marchio non è stato ancora registrato, tantomeno in Italia.
E qui entra in gioco quella “creatività” made in Italy che solo noi riusciamo ad avere.
Sembra che al Pitti si siano presentati dei ragazzi interamente vestiti Supreme proponendo e pubblicizzando il marchio… e pare che qualcuno dall’occhio attento si sia reso conto di qualcosa che non andava. ERA UN FAKE!
In effetti il logo è quasi identico: font futura, inclinazione quasi identica, lo stesso box rosso ma dimensioni del logo sulle maglie proporzionalmente più grandi.
Il marchio SUPREME ITALIA è stato registrato da una society di Barletta (da qui già ribattezzato Supreme di Barletta) che non solo ne registra il marchio ma ne utilizza lo stile “paro paro”.
Il vero “Supreme NY” ha adottato, fin dalla sua nascita, la filosofia delle tirature limitatissime e accordi con brand della caratura di Luis Vuitton.
Questo ha portato, con l’evoluzione del marchio, ad una richiesta enorme fino ad arrivare ad un mercato di re-selling su Ebay dove ci sono stati casi di maglie del costo di 300$ rivendute a 23.000$.
Ecco il motivo per cui in Italia non avremmo potuto avere nessun pezzo del brand Newyorkese (attualmente è ancora così a meno che non andiate sul sito ufficiale).

Etichetta di Supreme Italia
Attorno a questo fatto si è creato un network fitto di “metodi per scoprire se hai comprato il made in Barletta o meno” anche grazie alla pagina ufficiale “Supreme Italia” creata da appassionati che cercano di combattere questo fenomeno.
Pare che “Supreme Ny” sia a conoscenza di tutto ma al momento ha dichiarato di essere in una fase di “monitoraggio” per decidere se l’entità della cosa richieda manovre estreme da parte loro o meno.

Supreme Ny mette in guardia
Se, quindi, trovate una maglietta di “Supreme” nel negozio sotto casa vostra a 50€ e vi sentite fichi come Fedez, sappiate che potreste avere un ORIGINALE made in Barletta.
Tutta questa vicenda però per un consumatore può essere spiacevole, per il brand pure… per Supreme Barletta, almeno al momento, meno 🙂
Per chi si occupa di comunicazione si apre un importante riflessione:
Tralasciando che non sappiamo l’effettiva qualità del prodotto fake rispetto all’originale, se due brand sono identici, se non per motivi legali, perché uno dei due veramente è un fake?
Perché qui entra in gioco unicamente un discorso di awareness, comunicazione del marchio e soprattutto valore di marca.
Lo so è già successo con molti altri prodotti (vedi il bauletto Luis Vuitton) ma raramente con una sovrapposizione totale.
Questo ci dà la prova di quanto sia importante la storia di un brand perché quello che compriamo non è solo il prodotto ma sono soprattutto le emozioni e la storia, i valori.
Ma se, soprattutto ai giovanissimi, basta avere un rettangolo rosso sulla maglia e non sono culturalmente legati alla storia di quel brand allora diventa difficile imporre il valore di un brand in un target che non lo percepisce se non come un “must have” del momento.
Autore Articolo: Piero Stradi