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Sergio Baselice
mercoledì, 20 Febbraio 2019 / Pubblicato il Grafica, Post produzione - Ritocco, Prestampa

Cosa dovresti sapere sulla Gestione Colore

Se sei un designer, lavori con le immagini per definire e veicolare dei messaggi.
I colori sono una parte fondamentale di queste immagini e la resa del colore (e quindi la gestione colore) è un nodo cruciale per creare dei lavori che soddisfino prima di tutto te e che suscitino la risposta adeguata delle persone alle quali comunichi.
Cerchiamo,quindi, di approfondire quei dettagli tecnici,che possono fare la differenza tra un lavoro perfetto e un disastro apocalittico.

[su_highlight background=”#e91d37″ color=”#ffffff”]ATTENZIONE QUESTO È UN POST IMPEGNATIVO,
NON ADATTO AI DEBOLI DI CUORE!
[/su_highlight]

 
GESTIONE COLORE INIZIAMO
Gestire il colore significa creare un “ecosistema” coerente nel flusso di informazioni (infatti ogni immagine è composta di dati), dall’acquisizione di un’immagine fino alla resa finale, sia essa su uno smartphone, un monitor o sia resa in stampa.
La gestione colore ti permette di avere coerenza dall’inizio alla fine del tuo lavoro e nella resa sui diversi dispositivi, che trasmettono quelle informazioni entro un range di variazione definito e accettabile.
Per chi stampa, infine, la gestione colore permette di definire dei profili di uscita coerenti con determinati standard.
Se pensi che sia troppo complicato, sappi che non è così, anzi.
Se semplifichiamo il problema e lo definiamo in termini semplici, la gestione colore implica:
scegliere il giusto campo di azione, lavorare sempre comodi, in termini di valori cromatici e avere delle variazioni minime, se non nulle, quando esportiamo per i vari usi.
Tutt’altra questione, invece, è la “correzione colore”. Questa disciplina indica tutta una serie di operazioni atte a rendere l’immagine il più vicino possibile a quello che avresti visto se fossi stato presente nel momento in cui è stata acquisita l’immagine.
In parole povere stiamo parlando di bilanciamento del bianco, eliminazione delle dominanti eccetera eccetera.
In realtà potremmo usare le strategie della correzione colore anche in senso artistico per dare alle immagini il “mood” adatto ad accompagnare meglio la comunicazione.
Qualunque esigenza cerchi di soddisfare, dobbiamo avere ben chiaro che la “Correzione Colore” va a modificare i valori cromatici per avvicinarti alla tua idea, mentre la “Gestione Colore” è un sistema organizzato per mantenere la resa cromatica il più coerente possibile, nonostante i passaggi fra device e supporti diversi.
A mio avviso è importante imparare a gestire queste due discipline, che spesso (se non sempre) vanno a braccetto, per ottenere il meglio dai nostri lavori.
In questo articolo non parleremo della correzione cromatica, ci concentreremo piuttosto sulla Gestione del Colore, in quanto capirne le basi ci permette di avere un flusso di lavoro pulito, che consente poi di ottenere ottime immagini.
[su_youtube url=”https://www.youtube.com/embed/l3SyL–A00s” width=”560″ height=”1480″] Nel video linkato qui sopra trovi una guida passo-passo per impostare al meglio i software della suite Adobe per una corretta gestione del colore.
Va presa un po’ per fede, ma se hai pazienza di leggere le prossime righe, ti sarà tutto più chiaro.

 
COS’É, QUINDI, LA GESTIONE COLORE?
Quando si parla di gestione del colore, dovresti tenere in mente che solo grazie a questa potrai migliorare la corrispondenza, o meglio la coerenza dei colori tra monitor, macchina fotografica, scanner e stampanti.
Ogni periferica, sia essa di acquisizione o di uscita, ha un determinato range di spettro dei colori (o Gamut) che riesce a riprodurre. Passare da una periferica a un’altra, e infine alla stampa, comporta una variazione dei colori, più o meno visibile ai nostri occhi, a seconda del Gamut che ha la periferica di uscita, o l’accoppiata stampante-supporto su cui finirà il nostro progetto.
La corretta gestione del colore, ti permette di far convertire i colori del tuo elaborato, sia essa una foto o un impaginato, in modo che ogni periferica li possa riprodurre allo stesso modo, e soprattutto che i colori che vedi sul monitor siano il più vicino possibile a quelli dell’immagine stampata.
Nonostante ciò, una corrispondenza perfetta è molto difficile da ottenere, a meno che tu non abbia un monitor molto performante, che riesca a mostrare un Gamut RGB molto ampio, e non abbia una stampante a 6-8-12 colori, che abbia una resa cromatica in stampa davvero interessante
Nei lavori standard realizzati dal 90% di noi professionisti può bastare un buon monitor calibrato e lavorare in fase di esportazione con il profilo di uscita più idoneo.
 
DEFINIRE IL CAMPO DA GIOCO
Quando inizi un progetto, devi definire il campo da gioco, ovvero lo spazio di lavoro che puoi scegliere a seconda delle esigenze tra il modello colore RGB o CMYK con uno spazio cromatico il più largo possibile.
Perché dico che deve essere il più largo possibile?
Perché hai sempre tempo per eliminare informazioni in eccesso. Al contrario, non è sempre possibile recuperare i dati che hai tagliato via, soprattutto se hai salvato in un formato con perdita di informazioni, e in quel caso ciò che hai eliminato è perduto per sempre.
 
TUTTI HANNO UN PROFILO?
Ogni immagine ha un profilo associato, salvo rari casi in cui non sia stato assegnato.
Device semplici come il tuo smartphone scattano una foto in jpg e gli associano un profilo sRGB. Se scatti con una fotocamera in RAW, il profilo ICC sarà applicato in fase di sviluppo e potrai scegliere quello più idoneo fra sRGB, Adobe RGB o ProPhoto RGB.
Se invece crei un file vettoriale, è molto più comodo per te lavorare in cmyk e associare un profilo come il Fogra39. Volendo puoi lavorare anche i vettoriali in RGB e convertirli poi in CMYK all’occorrenza, ma in realtà è più facile per le nostre menti pensare a percentuali di tinte di colore, come nel modello CMYK, che non ai valori di 3 faretti che sparano luce, com’è per l’RGB.
 
CAPIRE IL FLUSSO DI INFORMAZIONI COLORE
Il flusso delle informazioni del colore per le immagini passa per i seguenti punti.
Periferica di acquisizione (fotocamera o scanner) con un suo profilo associato all’immagine,  che sarà sempre RGB. La differenza sostanziale è fra i vari profili sRGB (la “s” sta per Standard), Adobe RGB e ProPhoto RGB in ordine crescente.
È chiaro che il ProPhoto è il campo da gioco più ampio.
 
Queste informazioni passeranno a un Motore di Conversione, che si occupa di gestire i colori e attuare le conversioni dei profili, in pratica è un interprete.  Questo motore di conversione  si interfaccia poi con il tuo software grafico, che interpreta i dati cromatici a seconda dello spazio di lavoro scelto.
Il software ti permette di lavorare immagini e impaginati, e poi rimanda al Motore di Conversione il materiale lavorato. Il Sistema si occupa, infine, di mandare i dati dopo averli convertiti a seconda del profilo ICC di uscita, in linea di massima sRGB se stai lavorando per il web (o per i monitor in generale) e Fogra39 se stai lavorando per la stampa, a meno che il tuo stampatore di fiducia non ti fornisca un profilo specifico, o non ti dia informazioni più performanti con il suo flusso di lavoro. L’immagine riesce a spiegare meglio quello che a parole può sembrare contorto.
Gestione colore Motore
 
CON QUALE PROFILO SALVARE IL FILE?
Alla fine del lavoro, andrai a definire un file chiuso (mi raccomando file chiuso, i file aperti non si danno neanche al nostro migliore amico).
Applicherai, quindi, un profilo che possiamo definire di uscita per convertire i valori cromatici del tuo elaborato e chiuderlo per l’uso scelto. Con questo profilo definirai l’output, ad esempio dopo aver lavorato una foto o una creazione grafica.
Se mandi il tuo elaborato solo sui social, in quel caso ha senso creare un file con un profilo standard, che verrà visualizzato al meglio da più gente possibile.
Può essere in formato JPG con profilo sRGB.
Oppure un elaborato grafico da mandare al service on line per la stampa, lo salverai in PDF, che in buona parte dei casi dovrai convertire in fase di output nel profilo Fogra39.
Come avrai capito a questo punto, il tuo file di partenza avrà immagini in RGB, che il motore di conversione convertirà automaticamente in CMYK, per stare dentro il Gamut del Fogra39.
Insomma, grazie ad una buona gestione del colore avrai meno problemi. Avrai più coerenza fra monitor e stampa e una resa migliore dei tuoi progetti, avendo cognizione di come funzionano i valori cromatici.
 
UN’ULTIMA COSA…
Se invece di usare un service on-line ti affidi uno stampatore che ha strumenti e conoscenze più alte, allora potresti creare un PDF che lascia associato il proprio profilo ad ogni elemento.
Questo significa che alle foto verrà lasciato il profilo RGB associato, ai vettori il profilo che avrai assegnato in fase di creazione degli stessi e sarà premura del RIP di stampa convertire in modo adeguato il tutto a seconda del gamut definito dal set di inchiostri e dal supporto scelto, ma ripeto, ha senso solo se chi stampa sa quello che fa, se ha un RIP aggiornato e macchine con gamut di stampa esteso.

Taggato in: cmyk, colore, colori, colori cmyk, gestione, pro, rgb, sapere

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