Prince of Minneapolis
Se dico “Prince” dico “viola”, così a memoria credo che mai un artista sia stato mai legato in maniera così indissolubile ad un colore e il colore all’artista stesso. Non conosco i motivi di questo rapporto quasi simbiotico, Prince nasce a Minneapolis, e forse l’amore per lo sport e quei “Minnesota Twins” sono la scintilla scatenante di questa simbiosi che dura ancora oggi, a distanza di anni dalla sua scomparsa. Ovviamente sono solo fantasticherie, potremmo parlare della sua chitarra viola, dei suoi costumi di scena, del colore di copertina di quel quaderno per appunti che si è portato dietro anni. E ovviamente di “Purple Rain”, film del 1985 con cui vinse l’Oscar per la migliore colonna sonora. Da pirata grafico mi piace pensare che le due nature del viola: il rosso, istintivo, passionale e il blu, meditativo, riflessivo, fossero i veri genitori di questo artista, che raccolse in sé benissimo questo aspetto a due facce, per tutta la sua vita. Ed oltre. Genio ed eccentricità in salsa… viola.
Nasce “Love Symbol #2”
È notizia recente che il Pantone Color Institute ha creato il “Love Symbol #2”una particolare tonalità di viola inspirata dal pianoforte Yamaha dell’artista, personalizzato in porpora. E poco importa se non arriva in nessun momento particolare o anniversario, Prince è Prince e può permettersi anche questo. D’altronde non è da tutti vedersi dedicare dalla Nasa una nebulosa o far illuminare di viola uno dei ponti di accesso della città Natale e lo stadio dei Minnesota Twins così amati, per i quali scrisse “Purple e Gold” in occasione di una importante vittoria sportiva.
Di sicuro l’aspetto enigmatico e denso di richiami mistici di questo colore lo hanno ispirato in tantissimi aspetti della sua vita, artistica e non, aiutandolo a creare con gli anni quell’aspetto di artista geniale e controcorrente.
Purple Rain
In chiusura non posso non citare la sua canzone più famosa, in una versione particolare “a cappella” a lui dedicata al termine del musical “Il colore viola” andato in scena a Broadway.
Pelle d’oca…